Bonola Boys

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"Le Parole Ritrovate


anche il viaggio più lungo comincia con un semplice passo” Sun Tzu.



La mamma di Gianpiero, Daniela e la crostata.

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E a fine gara...

La mamma di Gianpiero offre la sua buona crostata di fighi all squadra.
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Fine primo tempo, le tattiche

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Si gioca e ci si diverte

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I due capitani

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L'inizio

Bonola Boys - Manhattan
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Gli amici del Manhattan

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I due capitani

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Inizia l'incontro

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Gli amici della Pergamena

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I Lamacefide in un momento di pausa

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Il tifo

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Bernardino

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Marta

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La preparazione degli slogan

Marta e Gabriele
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Sugli spalti prima dell'incontro dei Lamacefide

Gabriele, Daniela, Pino, Debora, Bernardino
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Marta e Debora

Grazie per il vostro sostegno
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Si va ad omaggiare gli amici della Lamacefide

Daniela, Pasquale, Lorenzo e Pino
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Alla fine degli ultimi allenamenti

Da sinistra in alto: Antonio, Lorenzo, Mario, Giorgio, Gabriele, Gianpiero, Francesco, Daniela, Freddy, Emanuele.

Ultima partita del girone d'andata

Ho fatto un sogno

di Salvatore Stimolo

34 a 0, sì proprio cosi, trentaquattro a zero, ultima di campionato d’andata. Mi chiedo cosa succede agli sportivi, ai tifosi, agli accompagnatori di una squadra, dall’allenatore al massaggiatore o al semplice simpatizzante quando la propria squadra perde per trentaquattro a zero? Magari ci s’interroga su cosa è andato storto, si ripercorrono mentalmente tutte le fasi della partita per capire dov’è l’errore, quali schemi non hanno funzionato, se di schemi si tratta, l’allenatore viene esonerato, i suoi collaboratori messi alla gogna, i tifosi s’infuriano con tutta la squadra. Insomma una serie d’eventi negativi si susseguono subito dopo la sconfitta umiliante per 34 a 0. I giocatori come si sentono durante e dopo la gara? Suppongo che si sentano impotenti, disperati, umiliati, derisi, senza una briciola di voglia per andare avanti, un inferno. Qualcuno di loro penserà alla figuraccia, altri penseranno di non essere in grado di affrontare mai più una partita di pallone, magari diranno che quello non è il proprio mondo e scapperanno a gambe levati di fronte a questa grande sconfitta che brucia, 34 a 0; e gli avversari cosa provano quando con grinta stanno per segnare il trentaquattresimo gol, e cosa gli frulla nei pensieri quando, consapevoli ormai della vittoria, al trentesimo gol, giocano e tirano e s’arrabbiano per qualche traversa o gol mancato? Per il mio buon senso mi viene da pensare solo ad un gruppo di frustrati che riversano, inconsapevolmente, sull’avversario le colpe e la rabbia repressa. Solo questo. Non voglio pensare che un avversario pratichi questo sport per annichilire, umiliare, deridere gli avversari, eppure, dopo un trentaquattro a zero, il dubbio s’insinua. Cosi, con questo dubbio addosso, da accompagnatore “tecnico” in panchina, ciò che ho provato è stato un senso di rabbia nei confronti degli avversari, desideravo non vederli mai più, gridare e inveire le più volgari ingiurie nei loro confronti, durante la gara mi sentivo impotente di fronte a quel bombardamento repentino, vedevo i miei ragazzi correre dietro ad un avversario cattivo, irrispettoso. Gli sguardi dei miei ragazzi in campo e di quelli in panchina alimentavano in me la collera. Mi sembravano inermi ed io mi chiedevo in continuazione cosa fare per aiutarli? Quale mossa per avere nell’immediato, un senso di rivalsa? Nulla! Tutti eravamo schiavi di quella violenza morale. Si, cosi l’ho descritta al loro capitano a fine partita. Violenza morale. Nei primi cinque minuti subito dopo la partita, ho fatto un sogno. Sognavo la gara di ritorno, vedevo Pasquale il nostro ariete, che atleticamente infilzava gli avversari, Giampiero il nostro cucciolo che in quell’occasione, tralasciando il suo nomignolo, stoppava la palla di petto e con degli esterni subissava il portiere avversario, Jacopo “il levriero” che raccattava palle a tutto campo per servire gli attaccanti e fare gol e poi Lorenzo che faceva dei fantastici dribbling che iniziavano dalla nostra metà campo fino alla porta avversaria e saltando anche il portiere faceva gol solo con un soffio di fiato. Sognavo Fabrizio il nostro supporto esterno che esultava dalla gioia per ogni gol. Sognavo Gabriele, il nostro mitico portiere che “lastrava“ la propria porta con il suo corpo, non permettendo agli avversari “nemici” di fare un solo gol. Gol, gol, gol… Sognavo gol. Sognavo io stesso soddisfatto, orgoglioso, ripagato, rimborsato, vendicato. Sognavo… sognavo… che tristezza dover sognare di sconfiggere degli avversari giudicandoli “nemici” che sogno triste il mio. Giocare per annientare lo stesso gioco. Gioire solo per il gusto di veder soffrire. Essere vendicato. Di cosa? Desto, parlo con i ragazzi. Negli spogliatoi, ognuno di loro commenta l’amara sconfitta. Dai pensieri di Jacopo viene fuori un sorriso e un: “Chissene frega, siamo qui per divertirci”, Lorenzo è triste perché la serata è finita, “adesso non staremo insieme per una settimana” dice, Gabriele con il suo modo da calciatore consumato, mi da una lezione di sportività assoluta, “hanno vinto, non hanno rubato nulla, se la sono meritata, ed io ho combattuto fino alla fine, erano molto più forti di noi, questa è la legge dello sport”, mentre Giampiero annuiva con il suo sguardo mite e mi accennava un sorriso, come per dire la vittoria è essere qui ora, Fabrizio descriveva lucidamente, in maniera sintetica e senza sbavature i vari errori e le soluzioni da adottare alla prossima gara, come se avesse già archiviato la sconfitta proiettandosi cosi al futuro. Grande. Infine Pasquale che analizzando la gara, con voce tranquilla mi dice: “Tanta fatica per nulla” io non capisco e lui riprende “potevano vincere benissimo con tre, quattro, cinque gol di scarto, e invece si sono affaticati per arrivare a trentaquattro, poveretti, tanta fatica per poi vincere ugualmente”. Ragazzi, che dire? Non ci sono parole di fronte a queste parole. Parole cariche di semplicità assoluta, ricche di concretezza, riflessive e reali. Parole che vanno a segno, che modificano il senso distorto della sconfitta e che contribuiscono a sanare un gioco a volte solo cruento pur nella sua semplicità di gioco.
Grazie per questa lezione, grazie per non aver mollato, grazie ai miei colleghi Daniela e Pino che con i loro discorsi e la loro esperienza professionale mi hanno svegliato svelandomi l’errore di sognare l’ingiustizia di un gioco, perché in fine di questo si tratta. Grazie ragazzi per aver vinto al posto mio. Gol! Aspettando il girone di ritorno.